1821 - Keats muore a Roma; Shelley compone Adonais; Byron pubblica Don Giovanni canti III-V; morte di Napoleone; Le Confessioni di un Mangiatore di Oppio di Thomas De Quincey
Il 23 febbraio 1821, John Keats morì, vittima della tubercolosi , nella camera dell’appartamento che aveva affittato a Piazza di Spagna. Aveva 25 anni. La natura tragica della sua morte prematura fu ulteriormente intensificata dal fatto che Keats morì non potendo immaginare il plauso della critica che la sua opera avrebbe un giorno ricevuto. Oltre ai critici, la poesia di Keats continua a commuovere numerose persone che, generazioni dopo la sua morte, vengono da ogni dove e da ogni percorso di vita a visitare la casa dove morì, divenuta un luogo di pellegrinaggio letterario e di contemplazione.
P. B. Shelley fu così scosso dalla morte di Keats che scrisse Adonais, un’elegia pastorale che venne pubblicata nell’estate del 1821. Keats è raffigurato come Adonais, il dio greco della bellezza e della fertilità il cui letto di morte è circondato da varie figure, tra le quali Byron. Nella prefazione all’opera, Shelley ringraziò Joseph Severn per essersi preso cura di Keats durante la sua malattia; il ricordo di Shelley su Severn, aumentò l’interesse verso le opere dell’artista.
Nel 1821, Byron pubblicò i canti dal III al V del Don Giovanni. Byron completò i sedici canti per la pubblicazione, lasciando, alla sua morte nel 1824, il 17° incompiuto. Byron affermò di aver scritto il poema senza un progetto generale e che, mentre scriveva un canto, non aveva alcuna idea sul contenuto di quello seguente. Nonostante ciò, i critici moderni tendono a considerarla la sua opera più riuscita.
Un’ulteriore pubblicazione di grande importanza, che venne presentata al pubblico in quello stesso anno, fu le Confessioni di un Mangiatore d’Oppio di Thomas De Quincey. Inizialmente pubblicata in forma anonima, il libro è un racconto autobiografico della dipendenza dall’oppio di De Quincey e l’effetto che questo ha avuto sulla sua vita. L’opera produsse molto scandalo, dal momento che era evidente, dalle numerose analogie alla letteratura dei due secoli precedenti, che l’autore era anche molto colto e intelligente. Il racconto positivo dell’oppio offerto nel libro era scioccante e si temeva che l’opera portasse le persone a provare la droga. Quest’accusa venne presa molto seriamente da De Quincey che, nelle successive edizioni del libro, aggiunse informazioni mediche sugli effetti dannosi della droga.
Nell’ambito politico, il 1821, fu dominato dalla morte di Napoleone Bonaparte. Morì all’età di cinquantadue anni, in esilio sull’isola di Sant’Elena. Si dice che le sue ultime parole siano state, “France, l'armée, tête d'armée, Joséphine’ ("France, armata, capo dell’armata, Josephine”). Il corpo fu portato in Francia su una nave dipinta di nero per l’occasione e venne sepolto nella cripta di Les Invalides, a Parigi.