Lamia

John Keats

Lamia

 

Era una forma gordiana di abbagliante tinta,
a macchie vermiglie, d’oro, verdi ed azzurre;
rigata come una zebra, maculata a mo’ di leopardo,
occhiuta come un pavone, e tutta di cremisi listata;
era cosparsa d’argentee lune, sì che, quand’essa respirava,
si dissolveano, o splendeano più lucenti, o intrecciavano
le loro luci con altri più cupi ricami. –
Così coi lati iridescenti, afflitta da tante miserie,
pareva, insieme, una donna degli elfi in espiazione,
la bella di un demone, o un demone stesso.
Su la sua cresta essa avea un languido fuoco
di stelle cosparso, come la tiara d’Arianna;
la sua testa era di serpente, ma oh amara dolcezza!
ess’avea bocca di donna, completa, con tutte le sue perle,
e quanto a agli occhi: che altro poteano là simili occhi fare,
se non piangere e piangere, ché sì belli erano nati?
Come Proserpina ancor piange per l’aura de la sua Sicania.
La sua gola era di serpente, ma le parole ch’essa dicea
venian, come traverso gorgogliante miele, spinte da Amore.
e tali: - mentre Hermes su l’ali sue posava,
come falco che giù s’inchina pria di ghermire la sua preda. 

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