Isabella
John Keats
Isabella
LIII
Ed ella dimenticò le stelle, la luna e il sole,
dimenticò l’azzurro al di sopra degli alberi,
dimenticò la valli dove scorrono le acque,
dimenticò la fresca brezza autunnale;
ella non sapeva quando il giorno tramontava,
il nuovo mattino ella non vedeva: ma in pace
sul suo dolce Basilico ella sempre rimase
e fino alle radici con le lacrime lo bagnava.
LIV
E cosi con sottili lacrime sempre lo nutriva,
per cui rigoglioso e verde e bello esso cresceva
e odorava con più fragranza degli altri
cespi di Basilico in Firenze, poiché esso traeva
nutrimento e vita da umani dolori,
dalla testa in rapido disfacimento ivi nascosta alla vista:
così che quel gioiello, sicuramente custodito,
spuntava fuori e in profumate foglie si spandeva.
LV
O Malinconia, indugiati qui un momento!
O Musica, Musica, sussurra, disperatamente!
O Eco, Eco, da qualche oscura isola
sconosciuta, letea, sospira a noi – oh, sospira!
Sprinti di dolore, sollevate il capo e sorridete;
sollevate gravemente il capo, dolci Spiriti,
e mandate una pallida luce nelle vostre oscurità di cipresso
tingendo di pallido argento le vostre marmoree tombe